Dal 2000 tento in ogni modo di portare l’esperienza del mio lavoro ai giovani e giovanissimi musicisti che vivono in Sardegna. Forse anche nel ricordo delle difficoltà che ho dovuto affrontare, vivendo su un’isola, per studiare. I conservatori sono una delle strade a cui sto mirando da pochi mesi ma una realtà forte, anzi, fortissima sono in Sardegna le Scuole Civiche di musica, finanziate dalla Regione. Veri surrogati dei conservatori, in realtà dove altrimenti fare musica sarebbe molto complesso.
Tengo molto a queste realtà e attraverso queste sono riuscito a formare allievi che oggi non solo hanno raggiunto l’obiettivo della laurea ma tengono regolarmente concerti, lavorano per progetti discografici, insegnano a loro volta.
Tuttavia, nel pieno di un tour di concerti e a meno di 24 ore di un corso tenuto in una delle più prestigiose scuole di musica dell’area di New York, scopro con amarezza che la mia domanda per la docenza presso la Scuola Civica di Fonni è stata rigettata perché il 3 di Ottobre, alle 15.00, (facevo lezione alla Cincinnati University in Ohio) sarei dovuto essere presente presso un ufficio del comune di Fonni per un colloquio. Domande sulla mia attività e sul progetto di docenza.
Beninteso, a scanso di equivoci, tale informazione era contenuta nel bando e avevo fatto presente, per iscritto, che mi sarei trovato a qualche migliaio di chilometri di distanza. No, non è una critica alla gestione del concorso pubblico. Sarei dovuto essere in un ufficio a Fonni a rispondere alle domande di un colloquio invece tenevo lezioni in una università a Cincinnati.
La mancanza è mia, è fuori discussione.
Ma è impossibile non notare come il nostro sia un paese che annega nella melassa della burocrazia. Un banalissimo elemento di natura puramente burocratica e umanamente gestibile. I corsi nelle scuole civiche partono a Novembre a volte a Dicembre. Non era proprio possibile far slittare un colloquio di una decina di giorni?
Ho scritto questo post perché tengo alla realtà artistica della mia terra. Anche nell’assurdo. E l’ho scritto in un momento di pausa delle prove del concerto che domani 7 Ottobre terrò alla Carnegie Hall.
In fondo, per l’appunto, l’amarezza.