Il pianista-compositore Roberto Piana scrive una breve recensione sul concerto che ho tenuto a Sassari il 29 Giugno scorso.
“Non è facile compilare un programma da concerto incentrato esclusivamente sul repertorio contemporaneo. Non lo è perchè un recital possiede tra le sue ragioni, anzitutto quella di tenere desta l’attenzione e l’emotività del pubblico. Non è facile per un musicista di questi giorni ma lo era ancor di più per il musicista degli anni sessanta o settanta che si doveva raccapezzare tra le espressioni di un’avanguardia che aveva totalmente perso uno degli elementi cardine del recital: la “Affektenlehre”. La Affektenlehre, o teoria degli affetti, le avanguardie l’avevano fortemente trascurata, per non dire ignorata, snobbata, ammonita, in virtù di una razionalità rivestita all’occorrenza di una forza pseudo catartica. La priorità era una ed era ripetutamente invocata da numerosi artisti, da Ludwig Mies van der Rohe a Stockhausen: la “struttura”.
L’interesse per la struttura, divenne culto e finì per soffocare tutto ciò di cui l’arte fino ad ora si era nutrita. Sorvolando su cosa rappresentò Darmstadt e calando un velo sulle azioni ideologiche promosse da personaggi quali Boulez, oggi possiamo riconoscere quanto i risultati fossero devastanti, per il pubblico e per i numerosi compositori di talento, costretti ad operare quasi clandestinamente.
Dagli anni ottanta del Novecento i compositori trovarono forza, fiducia, consensi, per imbastire un movimento, o meglio, più movimenti alternativi e talvolta persino “reazionari”. Da qui il sorgere di diverse frange: “Neoromanticismo”, “Minimalismo”, “Neotonalismo”, “Postmodernismo”, chi più ne ha più ne metta. Ma ciò che più ha giovato alla rinascita è stato il recupero della “Affektenlehre” con le sue varie coniugazioni.
Oggi, alla luce di tali eventi storici, Cristiano Porqueddu ha sapientemente costruito un programma da concerto dedicato ai compositori contemporanei, mediando ciò che sono i suoi personali interessi, disegnando una propria drammaturgia, e soprattutto recuperando l’attenzione e la partecipazione emotiva del pubblico in sala che ne ha piacevolmente seguito gli sviluppi. ” –Roberto Piana, Luglio 2019
Questa recensione è un balsamo per chi, come me, si augura che il rapporto fra musicisti e pubblico non sia uscito definitivamente devastato da una stagione che ha sottomesso l’estetica all’ideologia. Possiamo decisamente andare oltre, e augurarci che i recital di musica contemporanea divengano sempre meno un’eccezione a cui guardare con stupore. Possiamo riuscirci noi, e fare in modo che chi verrà dopo di noi faccia ancora meglio. Un immenso grazie a Cristiano per l’impegno profuso in tale direzione e a Roberto Piana per l’acume nel coglierlo e profilarlo chiaramente in poche righe.