Il pittore Peder Mork Mønsted (1859-1941) nacque a Ballen presso Grenaa (quest’ultimo un comune danese fino al 1 gennaio 2007 situato nella contea di Århus. Con l’entrata in vigore della riforma amministrativa, il comune è stato soppresso e accorpato ai comuni di Nørre Djurs, Rougsø e alla parte orientale del comune di Sønderhald per dare luogo al neo-costituito comune di Norddjurs compreso nella regione dello Jutland centrale, Midtjylland). Studiò dapprima ad Aarthus, una delle più antiche città della Danimarca, poi all’Accademia di Copenaghen tra il 1875 e il 1879 dove risentì dell’influenza del suo insegnante Andries Fritz (1828-1906), pittore di corte del principe Ferdinando di Aarthus, pittore che prediligeva ritratti e paesaggi e di Julius Exner (1825-1910). Qui venne influenzato anche dai lavori di Christen Kobke (1810-1848) e di Pieter Christian Skorgaard (1817-1875), quest’ultimo tipico pittore nazionalista romantico, che colpì non poco Monsted per la predilezione riguardo i panorami danesi e le foreste di faggio. Va rilevato che lo stile di Mønsted si sviluppò ulteriormente nello studio di Peder Severin Krøyer (1851-1909) e per un breve periodo con William Adolphe Bouguereau (1825 -1905), forse il più conosciuto di tutti per le sue figure classicheggianti. Peder Mork Mønsted, pur stabilitosi a Copenaghen, viaggiò molto in Italia, Svizzera e Francia, ma in generale in tutta l’Europa, recandosi anche in Nord Africa e nel Medio Oriente
Nei primi anni del ventesimo secolo Peder Mork Mønsted ritornò in Svizzera, nel sud della Francia ed in Italia che era la fonte principale di ispirazione per molti artisti scandinavi del diciannovesimo secolo. Gli anni della guerra resero più breve il viaggio di Peder Mork Mønsted in Norvegia e Svezia, comunque tra il 1920 e il 1930 egli ritornò nel paesi del Mediterraneo. I suoi dipinti furono esposti a Charlottenborg, a Parigi e a Monaco di Baviera. Mønsted e’ conosciuto per i suoi paesaggi coperti di neve, le sue foreste, i suoi paesaggi lacustri e campestri ed i ritratti e per la notevole abilità tecnica nel rappresentare l’acqua, con una resa quasi fotografica.
La sua è una prospettiva romantica, poetica per natura; notevole il suo occhio per il dettaglio ed il colore. Come tutti gli artisti scandinavi egli rappresenta la luce con perfezione incredibile. Nacque alla fine dell'”età dorata” della pittura danese, ma per le sue notevoli capacità può essere descritto come un prodotto di quell’era. Ricordiamo infatti che il periodo d’oro della pittura danese ebbe inizio proprio a Roma intorno al 1815. Il giovane pittore Christoffer Wilhelm Eckersberg (1783-1853), arrivato nella città eterna nel 1813 con l’intento di perfezionarsi come pittore di soggetti storici, venne invece affascinato dai monumenti antichi e subito cominciò a dipingere rovine e chiese medioevali (E’ da notare che già nel 1811 aveva frequentato a Parigi lo studio di J. L. David). Questi dipinti in seguito influenzarono tutta la pittura danese. Eckersberg dipinse i più famosi monumenti di Roma come tanti altri pittori europei avevano fatto prima di lui, ma il pittore danese li mostrò in una luce diversa, rivolgendo la sua attenzione anche a motivi di minore importanza e che nessuno prima di lui aveva dipinto. Il suo metodo di lavoro consisteva in una composizione pittorica ordinata e precisa, che fondamentalmente ritroviamo in Peder Mork Mønsted, anche se applicato a paesaggi e scene lacustri. A differenza di Peder Mork Mønsted nei suoi quadri non c’è alcuna esaltazione romantica. Evidenziamo però che ogni dettaglio di Eckersberg viene riprodotto con molta accuratezza ed i suoi soggetti sono sempre illuminati da una luce forte ed inconsueta. Fu il primo pittore danese che, durante il soggiorno romano, dipinse all’aperto e a questo modo aprì la strada a un diretto e profondo studio della natura. Con i suoi dipinti romani fissò il punto di partenza della pittura danese per i successivi trent’anni. Furono proprio i suoi dipinti a indicare alla generazione successiva di pittori quali soggetti scegliere durante il soggiorno in Italia almeno fino al 1850, il periodo denominato appunto “l’età d’oro”. Nel 1818 Eckersberg venne nominato professore all’Accademia d’Arte di Copenaghen: ebbe così la possibilità di trasmettere i suoi principi pittorici alla nuova generazione di artisti. L’affluenza di discepoli alle sue lezioni era enorme. Per la prima volta si poteva parlare di una scuola d’arte in Danimarca o, più precisamente, a Copenaghen, dal momento che tutta la vita culturale dell’epoca era concentrata esclusivamente nella capitale. Pur studiando un cinquantennio dopo all’Accademia di Copenaghen il nostro Peder Mork Mønsted non poteva non risentire della precedente trazione pittorica pittorica che ritroviamo in questo dipinto Villa d’Este, firmato e datato 1885, olio su tela, cm. 66×87 senza cornice e cm. 121×104 con cornice. Il file ci fu concesso per l’anteprima della pubblicazione (Notiziario Tiburtino, marzo 2005, n.3, pag. 48) dal signor Claudio Gasparrini dell’omonima Galleria Gasparrini, dove avevamo ammirato il dipinto in data 8 gennaio 2005 nella mostra della galleria in Via della Fontanella Borghese, 43 a Roma. Il dipinto fu esposto (pur penalizzato da una pessima illuminazione) anche a Tivoli, presso le Scuderie Estensi, nella Mostra “Mecenati e dimore storiche nella provincia di Roma” dal 7 maggio al 3 luglio 2005 ed il catalogo per l’occasione, edito da De Luca Editori d’arte, contiene pag. 52 una breve scheda di Susanna Marra, pur con l’errata indicazione “Bibliografia: inedito”. Il dipinto inoltre è stato riportato nel 2006 nella copertina dell’opuscolo “Ippolito d’Este, novello Ercole” pubblicato dal Laboratorio archeologico delle classi 2 D e 2 F della Scuola Media Statale “Vicenzo Pacifici” di Villa Adriana. Il dipinto naturalmente (e purtroppo) fa parte ora di una collezione privata! La speranza è che si possa ammirarlo di nuovo in occasione di qualche mostra.
Roberto Borgia