Nei giorni trascorsi, tra la nuova musica per chitarra che scopro quotidianamente, ho avuto modo di leggere e diteggiare Cinque Preludi per chitarra scritti da Fabio Selvafiorita, compositore milanese classe 1973 che conosco da molti anni attraverso la sua frequentazione al Forum Italiano di Chitarra Classica e per la musica per chitarra sola che ha scritto. In particolare, alcuni anni fa, ricordo la mia febbrile lettura dei quaderni Fleurs d’X sui quali, allora, avrei voluto concentrare maggiori risorse.
Ad oggi ancora inedite, le pagine mostrano un approccio diverso del compositore nei confronti dello strumento rispetto alle composizioni che già conoscevo: se prima l’attenzione era rivolta in modo quasi esclusivo alla materia timbrica – intendendo con questa la pasta di colore risultante dalle infinite combinazioni ottenibili sulle sei corde – ed alla ricerca di micromondi celati in spazi ristrettissimi uniti da impercettibili nuances e rarefazioni del suono quando non proprio silenzi, qui, nei Preludi, l’autore lascia invece fluire il suono in frasi e e periodi musicali di ampio respiro che sembrano essere lì da prima che lo strumento li trasformasse in suono e rimanere lì anche dopo la fine dell’esecuzione. Un altro dettaglio di rilievo che ho notato fin dalla primissima lettura è la fantasia del compositore in ambiti ritmicamente costanti e apparentemente imperturbabili. L’interprete ha un notevole spazio di movimento anche in una scrittura che solo all’apparenza impone un’esecuzione lineare.
- Preludio I (Omaggio a Nathan Van Cleave)
- Preludio II – dedicato a Marco Ramelli
- Preludio III (Omaggio a Manuel Maria Ponce)
- Preludio IV
- Preludio V (Ghirigoro per Gyorgy)
Dei primi due preludi il chitarrista italiano Marco Ramelli ha effettuato la registrazione audio-video.
Spero nella pubblicazione dei Cinque Preludi di Selvafiorita in tempi brevi; si tratta di musica scritta bene, originalissima e che merita tutta l’attenzione dei musicisti.