Nel 1629 Diego Velázquez (1599 – 1660) – l’artista più importante tra quelli presenti alla corte di Re Filippo IV di Spagna – si recò in visita in Italia e questa visita è riconosciuta come uno dei momenti cruciali per lo sviluppo dello stile pittorico del grande artista spagnolo.
La visita durò un anno e mezzo e venne finanziata per due terzi dallo stesso Re Filippo IV a per un terzo dal duca di Olivares.
Nel 2015 Velázquez, dovrebbe implorare il capetto delle gallerie d’arte per esporre i suoi lavori, dovrebbe compilare decine di pagine di inutili moduli sgrammaticati delle pubbliche amministrazioni per poter ricevere un contributo che gli consenta di non abbandonare la pittura, giacerebbe nei fondi delle graduatorie di istituti d’arte perché non ha insegnato in abbastanza scuole con trolley a seguito, dovrebbe completare un qualche fantomatico Corso Biennale identificato da un qualche codice numerico sotto l’Alta Formazione di un pittore del circolo della salsiccia per insegnare pittura e i suoi dipinti riceverebbero meno like delle foto mielose con tramonti e fanciulle solitarie e scalze accompagnate dagli aforismi di Fabio Volo scritti in giallo canarino.
Quale istituzione pubblica o privata, oggi, finanzierebbe un artista investendo su di lui e sulla sua arte? Quale ente metterebbe a disposizione di un artista due anni del suo salario per consentirgli la visita in una determinata parte del mondo per il suo perfezionamento?
Ma davvero possiamo quella che stiamo vivendo, evoluzione?