In una recente intervista per un quotidiano regionale mi è stato domandato quali sono state le persone che hanno più di tutte mi hanno aiutato e creduto in me. Non ho avuto nemmeno un secondo di titubanza nel rispondere “i miei genitori e me stesso”. Alle soglie del 39° compleanno non ho alcun dubbio su questo: ciò che ho costruito (non importa se grande o piccolo: la mia soddisfazione nel realizzare qualcosa è indipendente dall’obiettivo finale) è stato possibile grazie all’inesauribile carico di fiducia di mio padre e mia madre prima e a quella che Angelo Foletto, nella sua ultima recensione su uno dei miei lavori, ha chiamato caparbietà. Sì, maestro Foletto, ha centrato una delle mie più radicate caratteristiche anche se non ci siamo mai incontrati e mai conosciuti se non attraverso le mie interpretazioni che, evidentemente, mostrano chi sono.
Aggiungo che è stato necessario essere caparbi non solo nell’insistere nel voler raggiungere un obiettivo ma anche nel selezionare in continuazione persone positive ed in grado di riconoscere impegno e passione, fatica e sacrificio. Un’operazione tutt’altro che semplice e che ha portato a risultati numericamente piccoli ma di alto peso specifico: proprio ciò a cui ambivo. E tra queste persone si staglia su tutti la figura proprio dei miei genitori, unici veri maestri di un percorso artistico e umano che difficilmente si sarebbe potuto sviluppare in un altro contesto. Subito sotto vi è quella caparbietà intuita da Foletto ma, aggiungo, anche intenzione, coerenza, spirito di azione, voglia di sperimentare e, conseguenzialmente, un sacco di errori; mi appartiene tutto e di tutto faccio tesoro ogni giorno.
E di questa mia personale ricerca e conseguente fatica si è accorto anche il Maestro Gastone Cecconello presso il quale mi sono recato in visita pochi mesi fa. Mi ha portato davanti ad una nuovissima serie di suoi lavori realizzati con polvere di marmo e dopo averne sfogliato una quarantina ne ha preso uno (quello dell’immagine) in mano e me ne ha fatto dono dicendo “Ecco, questo sei tu che insisti ad andare avanti nonostante tutto”.
Rimasi di stucco.
Ma ebbi la conferma che esistono persone che non hanno bisogno di leggere curriculum per sapere chi sei. E’ sufficiente mostrare loro che cosa hai imparato e quali cicatrici (forse non così invisibili) hai riportato per farlo.