La registrazione delle 19 Sonate originali per chitarra del XX e XXI secolo che entreranno a far parte della tracklist del cofanetto Novecento Guitar Sonatas è quasi giunta al termine. Le note di copertina, curate dal sottoscritto, da Angelo Gilardino, Franco Cavallone e Gilbert Biberian sono in fase di stesura ma oggi, mentre verificavo l’ordine nella tracklist e la distribuzione dei lavori (signori, si parla di oltre 5 ore di musica!) mi sono reso conto di un dettaglio a cui inizialmente avevo fatto caso ma che con l’andare del tempo mi era passato di mente: la quantità di prime registrazioni assolute.
Su diciannove composizioni ben tredici sono registrate per la prima volta.
In grassetto le world premiere:
Gilbert Biberian (1944)
01. Sonata I *(world premiere recording)
02. Sonata II *(world premiere recording)
03. Sonata III *(world premiere recording)
04. Sonata IV *(world premiere recording)
Franco Cavallone (1957)
05. Sonata I *(world premiere recording)
06. Sonata II *(world premiere recording)
07. Sonata III *(world premiere recording)
08. Sonata IV *(world premiere recording)
Evgeny Anatolyevich Baev (1952)
09. Sonata I *(world premiere recording)
Angelo Gilardino (1941)
10. Sonata I “Omaggio ad Antonio Fontanesi” *(world premiere recording)
11. Sonata II “Hivern Florit”
12. Sonata Mediterranea
13. Sonata del Guadalquivir
14. Sonata di Lagonegro *(world premiere recording)
Georges Migot (1891 – 1976)
15. Sonate pour guitare
Juan Manén (1883 – 1971)
16. Fantasia-Sonata Op.A=22
Cristiano Porqueddu (1975)
17. Sonata I – “Des coleurs sur la toile” *(world premiere recording)
Alfred Uhl (1909 – 1992)
18. Sonata Classica
Miklós Rózsa (1907 – 1995)
19. Sonata for Guitar op.42 *(world premiere recording based on original manuscript)
Sì, ho contato bene: tredici.
E va bene, togliamo pure la mia Sonata I – “Des coleurs sur la toile, rimane comunque una percentuale superiore al 50% di musica mai registrata tra cui figura anche la splendida Sonata I di Angelo Gilardino, scritta nel 1985 (SIC!), quasi 30 anni fa: davvero difficile da credere soprattutto in un mondo (o forse dovrei dire quartiere, per non dire pianerottolo) nel quale ci si lagna della “assenza di repertorio”.