Si tratta probabilmente dell’ultima lettura di questo 2024, anno nel quale, tra le altre cose, ho avuto modo di leggere centododici nuove composizioni per chitarra di autori del XX e del XXI secolo. Sto parlando degli (al momento) inediti Preludios Mágicos di Oscar Bellomo (1980). Quattro pagine per chitarra sola che il chitarrista-compositore ha scritto nel 2023 sui racconti di Julio Florencio Cortázar (1914 – 1984).
Nel corso del mio lavoro di ricerca sul repertorio di autori contemporanei, ho già avuto modo di rilevare le pagine di Bellomo che ho incluso in diverse occasioni in concerti dal vivo ed in progetti discografici; l’ultima è Ten Variations on an Armenian Theme che farà parte di Novecento Guitar Variations, cofanetto di 4 cd per Brilliant Classics. Altre pagine di Bellomo hanno fatto parte dei miei studi in passato.
Questi Preludios non deludono le mie aspettative e confermano l’abilità del compositore nel plasmare la materia armonica a piacimento senza mai discostarsi da elementi melodici sempre nitidi, che subiscono delle continue metamorfosi per adattarsi a contesti nuovi, persino in spazi ristretti, come accade nel Primo Preludio, dove gli elementi caratterizzanti presentati ex-abrupto alterano le loro sembianze come accade nei sogni o in un gioco di prestigio: repentinamente, ma senza percepire cambi di scena.
L’allegro volatile del Secondo Preludio inchioda l’ascoltatore sul dialogo tra due voci, serrato e petulante, la cui struttura metrica fondamentale è frutto di un intelligente sviluppo del Momento IV della collana Silencios dello stesso Bellomo. Il climax è dettato – piuttosto ingegnosamente, devo dire – anche da un meccanismo di discostamento delle parti che le indicazioni dinamiche originali non sembrano rilevare (le ho personalizzate nell’eventualità di una esecuzione dal vivo o davanti ad un microfono) e che, invece, appaiono come veicolate alla luminosità del panorama. E’ il preludio nel quale sono intervenuto di più su tutti i fronti ma quando questo accade è perché ho trovato qualcosa su cui fantasticare.
Jazzy è il Terzo Preludio (Adagio, rubato ed espressivo) nel quale la scrittura, ariosa e libera (vi ho trovato delle lontane reminiscenze armoniche delle pagine di Bogdanovic) collocano l’interprete davanti alla proverbiale tela bianca. Un invito neanche troppo velato. Dei quattro è quello che mi convince meno non per qualità ma per il modo con cui è stato inserito nella raccolta.
L’ultimo Preludio, il quarto, è quello più di tutti riconduce alla poetica di Bellomo ed alla sua visione dello strumento. Alla sezione di apertura nella quale l’autore fa uso di un solido meccanismo di scrittura, fortemente idiomatico e già adoperato in altre circostanze (la prima, a memoria, è ancora nei Silencios), segue il più alto momento musicale di questa raccolta nel quale un delicato tintinnio fa da tappeto al cantabile della voce inferiore. Il contesto armonico è l’evocazione lontana di un ricordo gilardiniano dai celebri Studi di Virtuosità e di Trascendenza che, come accade nel primo preludio, poco dopo l’esposizione è oggetto di un radicale cambio di connotazione attraverso una pasta cromatica che l’autore adopera proprio come il poeta farebbe uso della sineresi. Il materiale esposto in questa sezione è davvero prezioso e necessiterebbe di ben altro sviluppo, tuttavia, per la natura della composizione (i Preludi sono definiti “brevi” dallo stesso autore), a parte la repentina osservazione dal prisma cromatico, i costrutti non sono oggetto di ulteriore elaborazione se non nella preparazione alla coda finale dove l’autore attinge dai materiali già esposti per dar forma ad un ambiente sonoro che abbandona la fisicità e tende alla rarefazione.
Lorenzo Micheli Pucci, dedicatario della composizione, ha già effettuato una prima esecuzione assoluta a Roma, nel mese di Marzo di quest’anno. Si trova sui social network una registrazione dal vivo dell’esecuzione del quarto preludio.
Non mi risulta siano ancora pubblicati ma appena lo saranno il mio consiglio è quello di acquistarne una copia e trovarle un posto sul leggio.