Antonio Jiménez Manjón, Aire Vasco Op.19

Nel corso delle prime sessioni di registrazione per il cofanetto Novecento Guitar Variations, in alcuni tempi morti, ho avuto modo di registrare alcune pagine che hanno fatto parte del mio repertorio giovanile (concertistico e discografico) e a cui sono particolarmente affezionato.

Una di queste (le altre le renderò note in estate) è l’Aire Vasco del compositore spagnolo Antonio Jiménez Manjón (1866 – 1919)

“Si tratta di una composizione che appartiene al filone regionalistico e folclorico. Incomincia ex-abrupto con una canzone popolare la cui struggente melodia è stata armonizzata da Manjón con sapiente leggerezza, valorizzando all’estremo il cantabile della chitarra nei vari registri. Lasciata la canzone su una cadenza sospesa, il brano fa irrompere uno spiritato Tempo di Zortzico, danza nazionale basca con battute in cinque tempi, orgogliosa e languida al tempo stesso.

Sul nervoso pulsare del ritmo, Manjón disegna una melodia accattivante, che in alcuni punti ammicca alle canzoni da café chantant, oltre a ricordare, per più di un aspetto, il Caprice Basque per violino e pianoforte di Pablo de Sarasate: non sappiamo quale delle due composizioni sia stata scritta prima, ma la loro somiglianza è evidente, e ci permettiamo di supporre che Manjón, di qualche anno più giovane del violinista-compositore basco, abbia tratto ispirazione dal Caprice op. 24.

E’ comunque il momento in cui, nella musica spagnola per chitarra, l’estetica romantico-salottiera assume in pieno la danza popolare come nutrimento vitale: manca solo l’esotismo, che non si farà attendere a lungo. Allo Zortzico fanno seguito due sezioni di parafrasi virtuosistica dei temi precedenti, diluiti in rincorse di semicrome (nella prima sezione) e biscrome con gruppi irregolari (nella seconda sezione): un volo pindarico, con ritorno conclusivo al motivo della canzone d’inizio.” (A. Gilardino, 2003)

La rilettura che ho dato alla pagina è legata principalmente – difficile fare altrimenti – ad una ricerca che mira a rilevare le peculiarità espressive dello strumento. Ho messo in secondo piano il recentissimo lavoro sulla timbrica che invece sta trovando piena applicazione (dopo una sperimentazione durata diversi anni dal vivo e nel comparto discografico) nel cofanetto Novecento Guitar Variations. Alcuni colleghi musicisti hanno già avuto modo di ascoltare in anteprima.

Un tuffo nel pieno romanticismo, un mio omaggio al lavoro del pittore John Martin (1789 – 1854), oggetto dei miei studi di arte visiva in queste settimane.

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