El Decameron Negro, insieme alla celebre serie degli Estudios Sencillos, è stato il mio modo di fare conoscenza attraverso la musica con Leo Brouwer, all’età di undici anni. Era una pagina spesso presentata da chitarristi già diplomati o in procinto di tenere l’esame di diploma in corsi – di dubbia utilità – che frequentavo all’epoca.
Oggi è una composizione che mi ricorda la mia fanciullezza musicale perché, a memoria, è il primo brano “da concerto” (non so bene cosa significhi ma li chiamavo così) che desideravo ardentemente suonare ma che per motivi a me tutt’oggi ignoti non avrei mai potuto studiare se non passando da determinati dettami di repertorio. Oggi come allora, invece, so benissimo che con quell’entusiasmo avrei potuto affrontarlo senza alcun problema.
Alcuni anni dopo, finalmente libero da sciocche catene didattiche, fu una gioia poter mettere sul leggio la pagina del compositore cubano e darle forma come avevo sempre desiderato; a tal punto che fu una mia idea tenerlo in repertorio e presentarlo al mio esame di diploma.
Il brano è di facile esecuzione; la struttura è lineare e si tratta di un’opera di stampo prettamente idiomatico. “El Decameron Negro” si articola in tre movimenti:
– El arpa del guerrero
– La huida de los amantes por el valle de los ecos
– Balada de la doncella enamorada
Qui la mia recente registrazione del primo movimento in un’interpretazione piuttosto particolare, frutto dell’ampio studio condotto sulla musica di Brouwer negli ultimi quindici anni.
Astenersi amanti del conosciuto.
Chi desidera ascoltare gli altri due può farlo presenziando ai miei prossimi concerti.