La mia composizione per chitarra sola Sonata III “Il Rito del Fuoco” ha vinto il primo premio al Changsha International Composition Competition (Cina) la cui ultima edizione è terminata proprio ieri, 30 Luglio 2019.
La giuria, presieduta dal pianista-compositore canadese Joel Hoffman (1953) ha attribuito il primo premio alla mia prima sonata ciclica scritta in omaggio ad un rito ancestrale della mia terra di accendere un fuoco per ricordare S. Antonio Abate che come Prometeo rubò il fuoco agli Dei.
La descrizione della leggenda della studiosa Delussu:
“Sant’Antoni andava con il suo porcellino verso le porte dell’inferno per chiedere un po’ di fuoco. Ma i diavoli guardandolo con ironia gli risposero di no, anzi uno di loro si mise proprio di traverso davanti all’apertura che conduceva agli inferi per non farlo passare. Il maialino però sgattaiolò via ed entrò passando attraverso le gambe del demone. E fu subito un gran trambusto, un gran chiasso, come di chi butta tutto per aria, i diavoli infatti lo rincorrevano da una parte all’altra, ma senza riuscire ad acchiapparlo. Al che il diavolo che stava alla porta si fece da parte e fece entrare il Santo per riprendersi il maialino. San Antonio appoggiò la punta del suo bastone di ferula sul fuoco, per riposare un poco e, fatto un fischio, richiamò l’animale che gli corse vicino. Quindi il Santo riprese il bastone e si allontanò. I diavoli non immaginavano certo che dentro il nucleo spugnoso della ferula si potesse nascondere della brace che a poco a poco continuava a bruciare, ma senza che se ne vedesse il fumo. Così con la sua astuzia il Santo rubò il fuoco all’inferno e lo regalò agli uomini.”
In ricordo di questo episodio la notte del 16 e del 17 gennaio in centinaia di paesi di tutta la Sardegna si accendono dei grandi falò, già la Deledda ci racconta che a Nuoro – nei primi del novecento – veniva acceso un grande fuoco la settimana dopo il 17 e si suonava e si ballava cantando fino a notte tarda, mentre a Mamoiada si adornava la chiesa di foglie di arancio, mentre arance si mettevano nella punta dei pali che sostenevano le cataste del fuoco.
Intorno a questi giganteschi falò, nel cuore della notte, a Mamoiada vi è un rito ancora più antico che è quello della vestizione e della danza dei mamuthones e issohadores.
Il rituale inizia con la vestizione, che rappresenta la “metamorfosi” degli uomini in Mamuthones e Issohadores, un momento di intensa solennità. La vestizione rappresenta infatti un rito sacro e profano insieme: le varie fasi sono seguite con lo scrupolo e le modalità di una cerimonia religiosa, pagana, in un clima di mistero e suggestioni di tempi passati, ma allo stesso tempo non sono presenti aspetti tipici delle rappresentazioni religiose, quali la presenza di una figura guida che celebra da un altare. Tutti i componenti del gruppo, infatti, seppur con abbigliamento e ruolo distinto, sono alla pari. Il culmine della vestizione si identifica nel momento in cui i Mamuthones e gli Issohadores indossano la maschera, rispettivamente denominata “sa visera” e “sa visera ‘e santu”: è a questo punto che i componenti perdono identità e parola e si trasformano in esseri misteriosi. Il Prof. Bachisio Bandinu, noto studioso e antropologo isolano, al riguardo scrisse: “Le citate maschere pongono un’interrogazione perturbante e avviano un’analisi non canonica. Dicono un rito senza messa e senza testo da rappresentare. Negano la relazione con il volto e rifiutano qualsiasi significazione e interpretazione. Intercorre una differenza radicale tra rito come traccia e festa come cerimonia catartica. La maschera-rito è l’esperienza di una metamorfosi, la metamorfosi dice che un uomo diventa animale-dio”.
La Sonata III “Il Rito del Fuoco” è dedicata all’amico e collega musicista Angelo Marchese.
Bravissimo!!!! Sono molto contento per te e per la musica in generale. La sonata, di cui ho avuto il privilegio di leggere e ascoltare in anteprima, è un ottimo lavoro che arricchisce qualitativamente il repertorio della chitarra.
Complimenti al Porqueddu Compositore!!!!
Complimenti maestro Porqueddu. Un saluto dal suo allievo Roberto!